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venerdì 31 ottobre 2025

(altri) libri letti questi mesi - settembre-ottobre 2025

Anche in questo periodo non sono riuscito a aggiornare con regolarità questo blog, e condenso le letture degli ultimi due mesi in un unico post, escludendo un paio di volumi a cui spero di riuscire a dedicare dei post specifici a breve, e elencando i restanti in ordine crescente di preferenza.

Nella Catania del 1965 la giovane Norma Speranza viene trasportata all’ospedale dal marito e dal portinaio di casa in gravi condizioni e muore poco dopo: si è sparata in salotto con una carabina, o almeno questo è ciò che concludono le indagini, sebbene siano molti i dubbi sulle modalità del gesto e sul movente. A confermare l’ipotesi del suicidio c’è un biglietto trovato accanto al corpo: “Tutto è distrutto e io mi ammazzo”. Ma la famiglia è invece convinta che si tratti di un omicidio, e che il biglietto sia stato creato ad arte per offrire un alibi all’assassino. Sessant’anni dopo, la nipote di Norma dà l’incarico di analizzare ancora una volta quel biglietto a Bea Navarra, grafologa forense intuitiva, cocciuta e fuori dagli schemi. Si è trattato di un suicidio o di un omicidio? Attraverso il racconto diretto dei singoli personaggi coinvolti nel cold case - tra cui i parenti della coppia, i portinai del condominio, l’amica Evelina, il marito Andrea - e grazie all’indagine di Bea e dell’amico e giornalista Domenico Grimaldi, la dinamica della morte si ricostruisce un tassello dopo l’altro.
Ma il romanzo La regola dell'ortica di Nunzia Scalzo, grafologa forense come la sua protagonista, è un giallo davvero privo di ogni fascino, in cui la dimensione tecnica della grafologia ha poco o nulla di rilevante e in cui l'indagine è ridotta alle reticenze che cadono dopo anni.

Difficile la vita di Patricia Campbell: divisa tra un marito troppo impegnato col lavoro, i figli e l'anziana suocera, la sua unica oasi felice è un gruppo di lettura di libri true crime. Un giorno al gruppo si unisce James Harris, bello, misterioso e sensibile, che fa sentire alla donna cose non provate ormai da anni. Eppure c'è qualcosa di strano in lui: non ha un conto in banca, non esce durante il giorno e la suocera di Patricia sostiene di averlo conosciuto da ragazza. Quando alcuni bambini scompaiono senza che la polizia faccia nulla, Patricia e le amiche sospettano che James sia un serial killer. Sono loro ad aver letto troppi libri true crime o quello che si aggira nelle loro case è un mostro vero?
La Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe di Grady Hendrix è un romanzo trascinato, inutilmente lungo, incomprensibile (nel senso di non logico e coerente) nella trama.

Un vasto cimitero sul mare. Migliaia di tronchi d’albero, neri e spogli come lapidi, su cui si posa una neve rada. E intanto la marea che sale, minacciando di inghiottire le tombe e spazzare via le ossa. Da anni questo sogno perseguita la protagonista di Non dico addio, Gyeongha che, dopo una serie di dolorose separazioni, si è rinchiusa in un volontario isolamento. Sarà il messaggio inatteso di un’amica a strapparla alla sua vita solitaria e alle immagini di quell’incubo: quando Inseon, bloccata in un letto di ospedale, la prega di recarsi sull’isola di Jeju per dare da bere al suo pappagallino che rischia di morire, Gyeongha si affretta a prendere il primo aereo per andare a salvarlo. A Jeju, però, la accoglie una terribile tempesta di neve e poi un sentiero nell’oscurità dove si perde, cade e si ferisce. È l’inizio di una discesa agli inferi, nel baratro di uno dei più atroci massacri che la Corea abbia conosciuto: trentamila civili uccisi, e molti altri imprigionati e torturati, tra la fine del 1948 e l’inizio del 1949. Una ferita mai sanata che continua a tormentare le due amiche, proprio come aveva tormentato la madre di Inseon, vittima diretta di quel crimine. Tre donne, unite dal filo invisibile della memoria, che con determinazione si rifiutano di dimenticare, di dire addio e troncare il legame con chi non c’è più.
La scrittura di Han Kang è piuttosto piatta che lirica, piuttosto secca che implacabilmente precisa, consegnando un romanzo emotivamente poco toccante. 

I genitori di Miranda sono inglesi ma vivono nella Francia rurale, in un manoir fatiscente dove nidificano i pipistrelli e proliferano le piante rampicanti. Lui, professore di filosofia in pensione, e lei, detentrice delle redini famigliari, hanno lasciato Oxford da quasi trent’anni per dedicarsi a una vita di schermaglie dialettiche, esasperata parsimonia e compulsivo accumulo di cibi nel congelatore, in compagnia di gatti, anatre, galline e due lama. Anche Miranda, attrice teatrale, vive in Francia, e quando va a trovare i genitori affronta con stoicismo gli inevitabili supplizi, dalla temperatura artica della casa alle costolette di vitello conservate dal 1983 e servite con nonchalance, dalle partite a tennis con regole stravaganti alle dispute domestiche a base di Epitteto – tutte cose di cui si lamenta via mail con la sorella Charlotte, rimasta in Inghilterra, raccontandole che l’esito delle visite è sempre lo stesso: Il solito desiderio di uccidere. Una variazione sul tema interviene quando la madre deve farsi operare all’anca: Charlotte arriva dall’Inghilterra, Alice - la figlia di Miranda - da Parigi, e l’occasione è buona per indagare su alcuni misteri di famiglia. Cos’è esattamente l’Inconveniente? La madre di Miranda e Charlotte ha sempre avuto quella corazza di ferro? E quand’è che il padre è diventato così remissivo? Le risposte, ammesso che ci siano, non necessariamente emergono dalla cronaca di Miranda: la sua voce, oscillante tra irritazione e stupore, è contrappuntata da brevi interludi in cui gli scambi tra i genitori raggiungono inglesissime vette di assurdità, e da alcune lettere risalenti ai primi anni Sessanta, quando lui e lei erano giovani e inesperti.
Quella del romanzo di Camilla Barnes è una lettura piuttosto deludente, lontana dalle aspettative e nel complesso assai poco interessante.

Rimasta orfana di entrambi i genitori, Lois è costretta a lasciare l’amata casa del padre, pastore anglicano, e a partire per l’America, dove sarà accolta dagli zii puritani che vivono nel villaggio di Salem. La giovane, onesta e timorata di Dio, fa fatica fin da subito ad adattarsi alla nuova vita oltreoceano, in particolare nell’incontro con una parte della sua famiglia a lei sconosciuta, che scopre essere dominata dall’egoismo, dal sospetto, dalla discordia e dalla gelosia. Siamo alla fine del Seicento e la cittadina di Salem è in preda alla paura: la superstizione sta guidando i gesti della comunità, tutti rischiano di venire accusati di stregoneria, e Lois è in pericolo soprattutto tra le mura domestiche. Lois la strega è una novella gotica e cupa, in cui Elizabeth Gaskell si confronta con l’idea del male e con le conseguenze distruttive che ne derivano.

Tova Sullivan lavora per l'Acquario di Sowell Bay, una tranquilla cittadina nei pressi di Seattle: pulire i pavimenti durante le ore serali in compagnia delle creature che si muovono silenziose nelle vasche la aiuta a combattere la solitudine dopo la scomparsa di suo figlio Erik, quando era solo un ragazzo. La principale attrazione dell'acquario è Marcellus, un polpo gigante del Pacifico, che dalla sua vasca sembra osservare attento ogni mossa di Tova. Una sera, mentre sta passando lo straccio nell'ufficio del personale, Tova scorge Marcellus impigliato nei fili della corrente e delicatamente cerca di liberarlo. Mentre si domanda come abbia fatto a uscire dalla teca, il polpo stende un tentacolo verso di lei, come per abbracciarla. In quella creatura dotata di tre cuori e di un'eccezionale intelligenza, la donna trova inaspettatamente qualcuno che le assomiglia e la comprende: i due stringono una bizzarra amicizia fatta di complicità e gesti silenziosi. Le cose cambiano quando Tova per un infortunio viene sostituita da Cameron, un giovane appena giunto in città alla ricerca del padre biologico. Marcellus non tarda a capire che i due sono legati da qualcosa, e il suo straordinario intuito lo spinge a intervenire.
Un esordio quello di Shelby Van Pelt con Creature luminose che si lascia leggere con piacere anche nella sua prevedibilità.

Padova, 1967. Quando Carla lascia il paese per lavorare in città come segretaria per La fabbrica di bottoni Zedapa, ha poco più di vent’anni e le idee molto confuse su cosa si deve fare con i maschi e soprattutto col proprio corpo. Di fidanzati o "tosati", come dicono dalle sue parti, non ne ha ancora avuti. Insomma, è una ragazza perbene che non ha mai messo in discussione l’educazione cattolica ricevuta dalla famiglia. L’impatto con Padova, dove l’attende una routine di turni e rigide regole, e poche relazioni se non con le colleghe dell’ufficio, non è lo scossone che si aspettava. Finché un giorno, per strada, le allungano un volantino con una domanda che la spiazza: “Conosci il tuo corpo?”. È l’invito a unirsi a un gruppo di autocoscienza per ragazze. Intimorita e insieme curiosa - e la curiosità, le hanno insegnato, è sempre peccato - Carla prende coraggio e decide di partecipare, unica ragazza di campagna in mezzo a tante studentesse. Così, seduta a terra in cerchio tra di loro, con uno specchio in mezzo alle gambe, imparerà che per scoprire chi è davvero deve avere la forza di mettere da parte tutto ciò che le è stato imposto e osservare i propri desideri.
In una storia intima e perfettamente congegnata, Jennifer Guerra racconta una piccola, personalissima rivoluzione, alle soglie della nascita del movimento femminista in Italia.

La Scholomance è una scuola di magia diversa da tutte le altre. Qui non esistono insegnanti né vacanze, e non è possibile riuscire a stringere amicizie disinteressate perché gli unici legami che si possono costruire sono strategici. Soprattutto, è una scuola dove il fallimento è sinonimo di morte certa (sul serio). Le regole, alla Scholomance, sono drammaticamente semplici: non ci si deve mai aggirare da soli per i corridoi della scuola, e si deve prestare continua attenzione ai mangia-anime, pericolose creature mostruose che si annidano ovunque. Sopravvivere è più importante di qualsiasi voto. Una volta entrati nella scuola, infatti, si hanno solo due modi per uscirne: diplomarsi o morire. Ma l'ingresso alla Scholomance di una nuova studentessa, El, è destinato a cambiare le carte in tavola e a portare alla luce alcuni segreti dell'istituto. Galadriel "El" Higgins, infatti, è straordinariamente dotata. Forse, tra tutti gli studenti, è l'unica preparata a una scuola tanto pericolosa. Pur non avendo dalla sua un gran numero di alleati - la maggior parte degli studenti la tiene a distanza perché di lei ha molta paura e perché non è quel che si dice una ragazza amabile - e non incarnando esattamente l'idea di eroina senza macchia, potrebbe senza troppi sforzi evocare un potere oscuro così forte da radere al suolo intere montagne e annientare milioni di persone ignare e innocenti. Per lei, infatti, sarebbe un gioco da ragazzi usare la sua magia per sbarazzarsi una volta per tutte dei mostri che infestano la scuola e che attendono la notte per aggredire e uccidere i suoi compagni. Il problema non proprio trascurabile è che farvi ricorso potrebbe portare alla morte di tutti gli altri studenti.
Lezioni pericolose di Naomi Novik è il primo volume di una saga di cui probabilmente continuerò la lettura.

Il 30 luglio 1912 si spense in Giappone l’imperatore Meiji. Nei giorni successivi, durante i solenni funerali di Stato, il generale Nogi, in un atto di junshi, di accompagnamento del proprio signore nella morte, si uccise insieme con la propria moglie. I due eventi luttuosi scossero profondamente il Giappone del tempo. Scompariva, infatti, con l’imperatore, non soltanto l’epoca cui il sovrano aveva dato il nome, ma l’intero mondo racchiuso esemplarmente nel gesto del generale: l’universo della tradizione e degli antichi costumi nipponici. Due anni dopo, Natsume Soseki pubblicò Kokoro (Il cuore delle cose), l’opera che è oggi unanimemente riconosciuta come uno dei suoi capolavori, come un romanzo in cui si affaccia per la prima volta, nella moderna letteratura giapponese, il malinconico sentimento della fine, del tramonto del cuore stesso delle cose. Protagonista dell’opera è il «maestro», un uomo che nella solitudine e nel distacco dal mondo cerca la via per accedere a se stesso. Il prezzo, tuttavia, da pagare per essere nati in un tempo saturo di «libertà, di indipendenza e del nostro egoismo», è davvero alto. Come a segnalare la perdita totale dell’identità, nessuno dei personaggi ha, in questo romanzo, un nome. Né il giovane studente che, nella prima parte, descrive il proprio incontro con il maestro, né quest’ultimo o sua moglie e neppure l’amico morto indicato semplicemente come K. Tutti i legami, inoltre, anche quelli più sacri, sono infranti. Il cuore delle cose, tuttavia, non è soltanto la struggente narrazione della fine di un’epoca, poiché indica anche una via di salvezza nel tempo in cui gli antichi dèi sono fuggiti: la prospettiva di un’esistenza dove le passioni umane sono filtrate da un superiore distacco che ne attenua le asperità e le rende più universali.

Emilia del Valle Walsh nasce a San Francisco nel 1866. Sua madre, Molly Walsh, è una suora irlandese sedotta da un aristocratico cileno. Emilia cresce nel cuore di un umile quartiere messicano, diventando una giovane donna brillante e indipendente che sfida le norme sociali per perseguire la sua passione per la scrittura. Da giovanissima, inizia a scrivere romanzi d’avventura sotto lo pseudonimo di Brandon J. Price, ma la sua carriera decolla quando diventa editorialista al San Francisco Examiner. Emilia convince il suo editore a mandarla in Cile per coprire una guerra civile con interessi economici e politici statunitensi. Così, nel 1891, si ritrova a Santiago, una città sull’orlo del baratro. Lì vive gli scontri in prima linea, s’innamora e riprende contatto con il padre biologico in punto di morte. Emilia dovrebbe tornare a San Francisco, anche per coronare il suo amore, ma decide prima di voler vedere una piccola proprietà terriera, l’unica eredità lasciatale dal padre, nei pressi del lago Pirihueico, in una zona disabitata di inviolata bellezza naturalistica.
Il mio nome è Emilia del Valle di Isabel Alliende è una storia di amore e guerra, di scoperta e redenzione, raccontata da una giovane donna coraggiosa che affronta sfide monumentali, sopravvive e si reinventa.

In Don Giovanni in Sicilia, la Sicilia di Vitaliano Brancati è il teatro della commedia erotica: una ironica ma non per questo  innocua messa in scena del gallismo, cioè dell’ossessione indomabile del maschio siculo per la donna. Amarezza e consapevolezza politica permeano la pagina di Brancati, i cui presunti seduttori somigliano piuttosto a dei don Chisciotte, intenti a coltivare instancabilmente l’arte del desiderio, nella convinzione leopardiana che stia in esso l’unica felicità rintracciabile in questo mondo. Se poi uno sguardo femminile li colpisce, come capita al protagonista di questo romanzo, ogni equilibrio va in pezzi. Continuino pure, là fuori, i dittatori a urlare nei megafoni le loro parole d’ordine, acclamate da folle impazzite. Meglio perdersi in astruse fantasticherie erotiche che credere alle fumisterie retoriche in camicia nera.

«C'era un muro... Come ogni altro muro, anch'esso era ambiguo, bifronte. Quel che stava al suo interno e quel che stava al suo esterno dipendevano dal lato da cui lo si osservava.» Sui due fronti del muro, due pianeti gemelli, Urras e Anarres, illuminati da uno stesso sole ma divisi da una barriera ideologica antica di secoli. Urras è fittamente popolato, tecnologicamente avanzato, ricco, florido, retto da un'economia liberista. Da qui sono partiti nella notte dei tempi i seguaci di Odo che hanno colonizzato l'arido Anarres, fondandovi una comunità anarchico-collettivista che non conosce concetti come proprietà, governo, autorità. In questa società apparentemente perfetta nasce Shevek, genio della fisica alle prese con un'innovativa teoria del tempo, un vero cittadino del cosmo che dedicherà la vita ad abbattere il muro che separa da sempre i pianeti gemelli. Un'ambigua utopia questa di Ursula K. Le Guin, come recita il sottotitolo originale del romanzo I reietti dell'altro pianeta, una grandiosa narrazione che, fingendo di parlare del futuro, racconta il mondo di oggi. Un classico della science fiction del Novecento che, caso quasi unico, ha ricevuto i due più importanti riconoscimenti del genere, il Nebula e l'Hugo.

domenica 31 agosto 2025

(altri) libri letti questo mese - agosto 2025

Abituale appuntamento con i libri letti in questo mese, in ordine crescente di gradiemnto.

Evie Gordon ha sempre pensato di essere speciale: brillante, diligente, ottimi voti. Nata e cresciuta nel paese del merito per eccellenza, era convinta che sarebbe diventata qualcuno, ma dopo la laurea in un’università d’élite, il debito studentesco l’ha sommersa e, per ripagarlo, dà ripetizioni ai figli dei milionari di Los Angeles. Tutto cambia una domenica pomeriggio: arrivata per la lezione settimanale nella tenuta dei Victor a Beverly Hills, al posto della sua allieva trova i resti insanguinati dei genitori nel giardino e una giovane donna, sporca, puzzolente e magrissima, rinchiusa nel sottoscala. Sorprese sulla scena del crimine, le due passano in pochi istanti da semplici testimoni di un brutale omicidio a sospettate, e poi a fuggitive. Nel mezzo di una caccia all’uomo che infiamma i media, in auto con una ragazza misteriosa, Evie sa che l’unico modo per riabilitarsi è trovare il vero assassino. Prima, però, dovrà abbattere il muro di silenzio che la separa dalla sua compagna di viaggio. Con lei attraverserà gli Stati Uniti, solleticherà gli appetiti morbosi della nazione, finirà sulle copertine dei tabloid come “la nuova Charles Manson”, e infine troverà l’amore.
Killer Potential di Hannah Deitch non è acuto ma improbabile e inverosimile, un'opera prima che non si capisce come non sia stata rifiutata alla prima lettura; non è provocatorio e a tratti esilarante perché confonde la critica sociale con il risentimento e l'invidia. Davvero pessimo.

Non è facile iniziare l'università in una grande città come Kyoto: le aspettative sociali e la scoperta di sé non sempre coincidono, e può capitare di sentirsi persi e soli. È proprio la ricerca di un posto sicuro che fa incontrare Nanamori e Mugito, conosciutisi in un club per amanti dei peluche, un luogo dove sono custoditi più di trecento pupazzi, ma soprattutto dove chi ha bisogno di un supporto emotivo può parlare con il proprio animale di pezza senza temere il giudizio degli altri. Nanamori è attratto da Mugito ma è condizionato dagli stereotipi di genere di cui viene spesso fatto bersaglio, tanto più quando si tratta di approcciare il sesso opposto; Mugito, dopo aver assistito a un episodio di molestie, ha una crescente ansia sociale e fatica a uscire di casa. Condividendo esperienze, seppur esitanti i due usciranno dal proprio guscio per confessarsi il loro affetto e scoprire, un passo dopo l'altro, che esistono infiniti modi di essere, nonché di amarsi e stare insieme.
Ao Omae in Le persone che parlano con i peluche sono gentili benché metta in scena personaggi insicuri e fragili non riesce con ciò a svela che tali sentimenti non siano una forma di debolezza.

La nube purpurea di M.P. Shiel è inserito da Vanni Santoni nella lista dei romanzi fantasy da leggere, ed è per questo che l'ho letto. Anche Giorgio Manganelli apprezzava il romanzo, ritenendolo misterioso, occulto, magmatico e magnetico, matto e rapinoso, un sogno, un delirio, un’allucinazione, un animale impossibile venuto dallo spazio o forse salito dalle schiume d’Acheronte.

Dopo il bel Americanah, recuperato anche L'inventario dei sogni di Chimamanda Ngozi Adichie. Chiamaka, una scrittrice di viaggio incrollabilmente romantica; Zikora, un'avvocata di successo amareggiata dagli inganni; Omelogor, un'esperta di finanza strattonata dalla propria coscienza; Kadiatou, un'immigrata piena di speranze infrante. Quattro donne diverse ma tutte ugualmente in cerca di giustizia, di riscatto, d'amore, delle infinite declinazioni del sogno. Attraverso le loro storie intrecciate, il romanzo conduce alle radici dell'amore, del potere, della felicità, e interroga sul prezzo che si accetta di pagare per ottenerli.

Anche per Barbara Kingsolver una nuova lettura, dopo Demon Copperhead e La collina delle farfalle, Un mondo altrove. Il romanzo inizia a Isla Pixol, Golfo del Messico, nel 1929, con Harrison Shepherd che nuota in quel luogo tropicale, lontano dalla Virginia dove è nato; è sempre attratto dal mare, in particolare dalle misteriose insenature che chiamano cenotes, grotte effimere che si formano a seconda dell’umore delle acque e nascondono meraviglie. Un mondo nuovo, sfavillante di colori, pieno di bellezza liquida e silenzio. Lui riempie il tempo leggendo romanzi e osservando i movimenti delle maree. Anche se il mare non va sfidato, come gli ricorda Leandro, il cuoco della tenuta dove vive con sua madre e il nuovo patrigno: può essere fatale per un ragazzino di tredici anni che crede di saperne più di Dio solo perché legge tutto il giorno. Harrison ha da poco iniziato a riversare le sue fantasie in un diario, uno spazio tutto suo, una grotta nascosta negli anfratti di quel mare imprevedibile che è l’esistenza. Harrison non ne ha ancora idea, ma scrivere sarà il suo destino, il suo diario assumerà varie forme nel corso del tempo, delle sue varie vite. Vite in cui, dopo il mestiere di cuoco imparato da Leandro, diventerà aiutante di Diego Rivera, confidente di Frida Kahlo, segretario del loro illustre ospite clandestino, quel Lev Trockij esule a Città del Messico. Si ritroverà immerso nell’arte, nella rivoluzione, nella violenza. In un amore impossibile. Sarà voce narrante di anni bui e cruciali tra il Messico e gli Stati Uniti, dominati da venti politici impetuosi che lo trascineranno da nord a sud, in trame sempre abbacinanti, sospese tra verità e apparenza.

sabato 30 agosto 2025

nietzsche in solo leveling

Oltre che nei romanzi fantascientifici di Warhammer, Friedrich Nietzsche è citato anche in un anime di cui ho recentemente recuperato la visione, Solo Leveling. Si tratta di una serie sudcoreana scritta e illustrata da Chugong, che narra le vicende dell'Hunter Sung Jinwoo e delle prove che deve affrontare per diventare più forte.

Ancora una volta, è citato l'aforisma nietzscheano della lotta coi mostri e dello sguardo nell'abisso. Inoltre, successivamente, si cita il detto per cui ciò che non ci uccide ci rende più forti.



venerdì 29 agosto 2025

nietzsche nel xxxi millennio

Ho sempre praticato l'universo fantasy di Warhammer, ma da un anno ho iniziato a addentrarmi anche in quello fantascientifico, leggendo un po' di lore in romanzi e manuali, e ovviamente acquistando qualche miniatura. In particolare, sto leggendo la saga The Horus Heresy, ambientata nel XXXI millennio, cioè 10.000 anni prima del classico Warhammer 40K. Nel quarto volume che sto concludendo di leggere, scopro che Friedrich Nietzsche è ancora almeno in parte noto a quell'altezza storica, sideralmente lontana dall'oggi, perché se ne cita un aforisma. 
Riporto qui il passo.

Era impossibile comprendere la natura dello spazio warp. L'oceano agitato e ribollente di non-materia grezza era psicoattivo. Era in egual misura un prodotto della psiche di coloro che lo osservavano e una distesa mutevole animata di volontà propria. Una volta, sulla Terra Antica, un filosofo aveva detto che se un uomo avesse guardato troppo a lungo nell'abisso, l'abisso avrebbe guardato in lui. Mai come nell'immaterium quel detto si dimostrava veritiero. Il warp era uno specchio delle emozioni di ogni essere vivente, un mare di turbolenti echi cognitivi, i filamenti oscuri di ogni desiderio nascosto e di ogni sofferenza inconscia mescolati insieme in una massa grezza e disordinata. Ser fosse stato possibile usare una singola parola per descrivere la natura del warp, quella parola sarebbe stata caos.
Il warp era cambiamento. Era una scatenata e febbrile assenza di ragione.



giovedì 31 luglio 2025

(altri) libri letti questi mesi - giugno-luglio 2025

Come anticipato, qui raccolgo le letture degli ultimi due mesi che non sono state oggetto di altri post, sempre presentate in ordine crescente di gradimento.

Finale troppo tirato e affrettato per Omicidio in biblioteca di Sulari Gentill. C'è una biblioteca stupenda, con un soffitto stupendo, che è la distrazione ideale per non far scrivere il romanzo della vita, eppure un certo silenzio aiuta e così, con calma, ci si concentra, ci si guarda intorno, ci sono alcune persone accanto che sembrano interessanti e si potrebbe annotare qualcosa su di loro, magari diventeranno dei personaggi... Un urlo agghiacciante, qualcuno è stato ucciso. Mentre Freddie, aspirante scrittrice, prende appunti per il suo libro e osserva i suoi vicini - Lettrice di Freud, Mento Volitivo e Uomo Irresistibile - non sa due cose: la prima è che quelle persone diventeranno presto anche suoi amici, la seconda è che l'assassino è seduto accanto a lei e si sta insinuando nel romanzo che sta scrivendo. I quattro si improvvisano detective e ben presto ognuno inizia a sospettare degli altri. Strano, perché tutti hanno degli ottimi alibi. Eppure l'assassino si nasconde proprio tra le righe.

Nel cielo terrestre è apparso un secondo sole, opera artificiale di anonimi sabotatori che si distingue per la sua curiosa forma di Pac-Man. Le forze spaziali della Repubblica di Corea si scuotono dall’abituale sonnolenza per affrontare l’inatteso fenomeno, che oltretutto riscalda l’atmosfera. Nella girandola di eventi che ne segue, tutti ambientati in una sperduta base di lancio, conosciamo una galleria di personaggi eccentrici: dall’ex membro della boyband B-Density che sin da bambino sognava di fare l’astronauta, all’agente dei Servizi informativi esperto di origami, fino alla pilota di razzi che combatte contro l’intelligenza artificiale. A complicare il tutto interviene il ritorno sulla Terra del crudele governatore di Marte, che ha appena sedato una rivolta su un pianeta rosso completamente antropizzato. In orbita! di Myung-Hoon Bae combina l’ambientazione aerospaziale tipica della fantascienza con una spiccata vena satirica.

Syou Ishida porta il lettore tra i dedali di Kyoto, dove sorge Nakagyo Kokoro, una clinica speciale per chi ha smarrito se stesso. Qui la terapia è "felina": a ogni paziente si prescrive Un gatto per i giorni difficili, come Bi, che ama mangiucchiare la carta, o Margot, insofferente alle porte chiuse. Un impiegato stremato, un uomo che si sente sempre fuori posto, una ragazzina provata dal rapporto conflittuale con la madre, una stilista di borse in cerca di equilibrio e un'apprendista geisha segnata dal rimorso scoprono che l'affetto di un micio può ribaltare e migliorare la loro quotidianità. Quelle code morbide e gli sguardi magnetici risvegliano forza e gioia, anche nei giorni più cupi. E così, tra piccoli disastri e momenti di puro divertimento, i nuovi amici a quattro zampe regalano sorrisi autentici e un nuovo stimolo a cambiare. 

In attesa di recuperare l'introvabile Dimenticato Re Gudù, di Ana Maria Matute è stato ripubblicato I bambini tonti, raccolta di 21 racconti brevi che riflettono sull'abbruttimento dell'infanzia nel periodo della dittatura spagnola, attraverso la povertà, la deformazione fisica, la malattia e le differenze di classe, in uno stile onirico e simbolico che in questa nuova edizione diventa occasione di dialogo con le versioni a fumetto - visionarie e misteriose - di alcuni dei racconti.

Con Pancetta di Paolo Nori siamo a Pietroburgo nel 1912, percorriamo la prospettiva Nevskij con Sasa e Pasa e sentiamo che tutto si muove, sta cambiando: si mangia pane e poesia e la parola d'ordine è Avanguardia, gettare il passato dal vapore Modernità. Sasa e Pasa arrivano dalla provincia e vogliono studiare matematica, ma non c'è tempo: bisogna pubblicare il libro che rivoluzionerà la sorte della poesia russa. Le sbornie e gli incontri all'osteria della Capra vanno di pari passo alle sbornie e agli incontri dello spirito. Corrono parallele alle comiche vicissitudini di Sasa e Pasa quelle drammatiche di Velimir Chlebnikov, il poeta per eccellenza.

Finita la serie della ghostwriter Vani Sarca di Alice Basso con gli ultimi due volumi. Ne La scrittrice del mistero, il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Superare l'astio che prova per lui e decidere di aiutarlo è difficile, ma Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e che il caso può tessere trame più intricate del più fantasioso degli scrittori. In Un caso speciale per la ghostwriter, anche se i rapporti tra Vani e il suo capo, Enrico Fuschi, non sempre sono stati idilliaci, ora lei, anche se non vorrebbe ammetterlo, è preoccupata per lui. Da quando si è lasciato sfuggire un progetto importantissimo non si è più fatto vivo: non risponde al telefono, non si presenta agli appuntamenti, nessuno sa dove sia, è sparito. Vani sa che può chiedere l'aiuto di una sola persona: il commissario Berganza. Dopo tante indagini condotte fianco a fianco, Vani deve ammettere di sentirsi sempre più legata all'uomo che l'ha scelta come collaboratrice della polizia per il suo intuito infallibile.

Nella casa di Eilis Lacey, a Long Island, suona il campanello: alla porta c'è uno sconosciuto, irlandese come lei, che viene a portarle una notizia sconvolgente. La vita di Eilis negli ultimi vent'anni è scorsa piuttosto tranquillamente: i due figli ora adolescenti, Larry e Rosella, il marito idraulico Tony, e nelle casette adiacenti due dei suoi cognati, Enzo e Mauro, con le rispettive famiglie, oltre alla torreggiante suocera Francesca. Una tipica famiglia italo-americana degli anni Settanta, che lavora, mangia, dorme, decide, vive insieme, molto presente e disponibile ma altrettanto voluminosa e invadente. Per quella famiglia, per quell'uomo, Tony Fiorello, vent'anni prima a Enniscorthy, in Irlanda, Eilis ha lasciato un mondo intero: una madre ora anziana che non ha mai accettato la separazione dalla figlia, i tre fratelli che le sono rimasti, Jack, Pat e Martin, dopo la morte dell'amata sorella Rose, l'amica d'infanzia Nancy, e poi quell'uomo, Jim, di cui si era innamorata troppo tardi. Ora le parole dello sconosciuto alla porta la spingono a riconsiderare le sue scelte di allora. Si avvicina l'ottantesimo compleanno di sua madre, è un'ottima occasione per tornare in Irlanda e cambiare aria per un po'. I suoi figli la raggiungeranno a breve e conosceranno quel mondo che scorre loro nelle vene e di cui nulla sanno. A Enniscorthy, Eilis ritrova gli affetti di un tempo e, con una chiarezza acuita dalla distanza e dal torto subito, percepisce l'insostenibile pressione della famiglia Fiorello. E poi ritrova Jim, che non l'ha dimenticata. Così Colm Tóibín riunisce Eilis Lacey ai molti lettori di Brooklyn.

Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile, presso il quale esegue con scrupolosa professionalità il compito di assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli "normali", siano ben accuditi. La sua vita decisamente tranquilla, per non dire monotona - una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile - cambia inaspettatamente quando viene convocato nell'ufficio della Suprema Dirigenza: è stato scelto per il compito inconsueto e top secret di recarsi su un'isola remota, Marsyas, e stabilire se l'orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull'isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato, ma anche che il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto. Queste le premesse di La casa sul mare celeste di TJ Klune.

Ovviamente letto subito il nuovo romanzo di Stephen King, Never flinch, sottotitolato in italiano La lotteria degli innocenti. Quando il dipartimento di polizia di Buckeye riceve una lettera che minaccia una diabolica missione di vendetta, per l'ispettrice Izzy Jaynes inizia un'indagine oscura e pericolosa. Per fermare chi promette di «uccidere tredici innocenti e un colpevole» come riscatto per «l'inutile morte di un innocente», c'è bisogno della detective Holly Gibney. Nel frattempo, Kate McKay, attivista carismatica, simbolo di una nuova ondata di femminismo, inizia un tour di conferenze che attraverserà diversi Stati. Mentre le sale si riempiono di sostenitori e detrattori, qualcuno trama nell'ombra per metterla a tacere. All'inizio si tratta solo di piccoli sabotaggi, ma presto il pericolo si fa reale. Holly accetta di fare da guardia del corpo a Kate, tra la difficoltà di difendere chi non accetta protezione e l'accanimento di uno stalker rabbioso che agisce nel nome di una verità distorta. Le due storie si rincorrono e si intrecciano, tra personaggi nuovi e volti noti. 

La distanza tra la Nigeria e gli Stati Uniti è enorme, e non solo in termini di chilometri. Partire alla volta di un mondo nuovo abbandonando la propria vita è difficile, anche se quel mondo ha i tratti di un paradiso, ma per Ifemelu è necessario: il suo paese è asfittico, l'università in sciopero, e poi, in fondo, sa che ad accoglierla troverà zia Uju e che Obinze, il suo ragazzo dai tempi del liceo, presto la raggiungerà. Arrivata in America, Ifemelu deve però imparare un'altra volta a parlare e comportarsi: diverso è l'accento, ma anche il significato delle parole, ciò che era normale viene guardato con sospetto, ciò che era un lusso viene dato per scontato. La nuova realtà, inclemente e fatta di conti da pagare, impone scelte estreme. A complicare tutto c'è la questione della pelle: Ifemelu non aveva mai saputo di essere nera, lo scopre negli Stati Uniti, dove la società sembra stratificata in base al colore. Esasperata, Ifemelu decide di dare voce al proprio scontento dalle pagine di un blog i cui post si conquistano velocemente un folto pubblico di lettori, che cresce fino ad aprire a Ifemelu imprevisti e fortunati sbocchi sul piano professionale e privato. Ma tra le pieghe del successo e di una relazione con tutte le carte in regola si fa strada un'insoddisfazione strisciante. Ifemelu si sente estranea alla sua stessa vita e, lì dov'è, non riesce ad affondare le radici, pur sapendo che in Nigeria il nuovo modo di guardare il mondo le guadagnerebbero l'epiteto di Americanah. Questo l'ottimo romanzo d'esordio di Chimamanda Ngozi Adichie.

Ad Hannibal, una cittadina lungo il fiume Mississippi, lo schiavo Jim scopre che a breve verrà venduto a un uomo di New Orleans, finendo per essere separato per sempre dalla moglie e dalla figlia. Decide, quindi, di scappare e nascondersi nella vicina Jackson Island per guadagnare tempo e ideare un piano che gli permetta di salvare la sua famiglia. Nel frattempo, Huckleberry Finn ha simulato la propria morte per sfuggire al padre violento recentemente tornato in città, e anche lui si rifugia nella stessa isola. Come tutti i lettori delle Avventure di Huckleberry Finn sanno, inizia così il pericoloso viaggio – in zattera, lungo il fiume Mississippi – di questi due indimenticabili personaggi della letteratura americana verso l’inafferrabile, e troppo spesso inaffidabile, promessa di un paese libero. Percival Everett parte dal capolavoro di Mark Twain per raccontare la storia da un punto di vista diverso, quello di James, ma per tutti Jim, mostrando tutta l’intelligenza, l’amore, la dedizione, il coraggio e l’umanità di quello che diventa, finalmente, il vero protagonista del romanzo. Un uomo disposto a tutto pur di sopravvivere e salvare la propria famiglia, un uomo che da Jim - il nomignolo usato in senso spregiativo dai bianchi per indicare un nero qualsiasi, indegno anche di avere un nome proprio - sceglie di diventare James, e sceglie la libertà, a ogni costo. James è un grande libro che non ha paura di raccontare la vera storia d’America, e dei soprusi e violenze che l’hanno costellata.
A questa lettura seguono quelle dei romanzi di Mark Twain sulle avventure di Tom Sawyer (letto) e quelle di Huckleberry Finn (attualmente ancora in lettura).

Il romanzo di Shehan Karunatilaka Le sette lune di Maali Almeida racconta la surreale e avvincente indagine post-mortem di un fotografo di guerra, sullo sfondo della sanguinosa guerra civile srilankese. Maali Almeida sta sprofondando nelle acque del lago Beira: è morto. Risvegliatosi in un improbabile ufficio nell'Aldilà, ha un'importante missione da portare a termine: scoprire chi lo ha assassinato e perché. Per riuscirci, ha a disposizione soltanto sette lune – sette notti – per contattare l'uomo e la donna che più ama e condurli alla sua scatola segreta di fotografie, una collezione di immagini altamente compromettenti che potrebbero sconvolgere l'intero Sri Lanka.

Sembra la cornice di una grande avventura: un prestigioso, tradizionale collegio, circondato da un parco con colline e campi sportivi. Nella scuola d'élite in cui è stato iscritto dalla madre si formano la classe dirigente austriaca e i potenti del futuro. Le regole sono dure, la gerarchia è repressiva, e Till, che a quell'ambiente è del tutto estraneo, appena torna a casa si chiude subito in camera senza salutare nessuno, accende il pc e trascorre ore e ore online: quello del videogioco è l'unico mondo in cui sembra potersi esprimere, l'unico luogo in cui si sente davvero libero di essere se stesso. Diventa difficile capire se la vita reale del collegio e dei genitori è davvero più reale dell'altra, digitale e apparentemente evanescente. Forse, in fondo, non è così importante. A dominare le sue giornate c'è un professore che potrebbe essere Lord Voldemort: esige totale attenzione, letture impegnative, nessun errore o distrazione. Per questo docente rispettato, temuto e odiato, il presente e il mondo moderno sono solo una versione degradata del passato, e i giovani vanno corretti, limitati nelle loro azioni, controllati e puniti. Till non vuole mai mettersi in mostra, il suo spazio è nell'ombra, senza dare nell'occhio, e intanto, in un videogioco di strategia ambientato nel medioevo, Age of Empires 2, incontra gente da tutto il mondo. Al suo interno, senza che nessuno lo sappia, trova gratificazioni che non esistono altrove. Ma questa felicità è reale o illusoria? Tra il fascino dei videogiochi e l'incomprensione delle generazioni più anziane, l'esperienza enigmatica dell'adolescenza, la scoperta dell'amicizia e dell'amore, e l'affannoso inseguimento degli adulti, In tempo reale rappresenta un ponte tra i classici del Novecento e la letteratura del futuro: è un romanzo di formazione che racconta in modo sfaccettato e ironico l'influenza delle strutture autoritarie e come sia possibile ingannarle, per stabilire le proprie regole e diventare finalmente grandi. Tonio Schachinger ha scritto un potente romanzo sociale su un ragazzo e le sue illusioni, tra sogni e contraddizioni.

sabato 26 luglio 2025

due graphic novel di bao

Due graphic novel pubblicati da Bao sono stati una lettura molto piacevole e interessante in questo mese, entrambi rivisitazioni di classici della letteratura inglese. 

Per quanto riguarda il primo, si tratta del secondo volume pubblicato nella serie Cherry Bomb - la collana curata da Zerocalcare: è Bea Wolf, testi di Zach Weinersmith e disegni di Boulet. Perché il curatore ha scelto questo fumetto per la sua collana? Zerocalcare rivela di essere sempre stato affascinato dalle storie che raccontano il passaggio tra infanzia, adolescenza e età adulta, perché in quelle transizioni si vivono le avventure più memorabili. E Bea Wolf mette in scena l'eterna guerra tra bambini e adulti usando il poema epico Beowulf in modo solenne nella forma e spassoso nei contenuti. I disegni di Boulet sono meravigliosi, fanno venire voglia di ridere, di tifare, di lasciarsi trasportare in questo scontro che ognuno ha conosciuto in prima persona.

Il secondo, invece, è Animal Pound, testi di Tom King e disegni di Peter Gross. Se a attirare la mia attenzione sul precedente titolo è stata la scelta di Zerocalcare di inserirlo nella collana da lui curata, in questo caso a spingere all'acquisto e alla lettura sono stati tanto il consiglio di Stephen King - che definisce l'opera una lettura struggente e coinvolgente -, quanto l'autore in sé, che ho già apprezzato per le sue storie di Batman (DC) e Visione (Marvel). Lo storia è una riscrittura de La fattoria degli animali: se il celebre romanzo di George Orwell è un'allegoria di come le utopie ideali del comunismo possano degenerare nelle crudeli realtà del totalitarismo in cui la rivoluzione del popolo distrugge il popolo stesso, la minaccia odierna del fascismo - secondo l'autore - non deriva dalla perversione degli ideali della sinistra che guarda al futuro, ma dagli imbroglioni che distorcono gli ideali della destra che guarda al passato. E gli strumenti di questi attori non sono la rivoluzione all'esterno dello Stato, ma lo sfruttamento delle norme già consacrate all'interno di esso. Per questo Tom King ha scelto di partire dall'opera di Orwell per costruire una nuova allegoria per l'orrore che ci fronteggia, utilizzando gli animali di un rifugio in città - cani, gatti e conigli - per raccontare la sua storia dell'ascesa di una nuova minaccia alla libertà e all'uguaglianza.

lunedì 14 luglio 2025

fascismo liberale

Il volume Trump e il fascismo liberale raccoglie e riunisce una serie di scritti di Slavoj Žižek composti tra il giugno 2024 e l'aprile 2025 e dedicati alla figura di Donald Trump e al concetto di fascismo liberale. Quello che sembra essere descritta e analizzata è l'emersione di un progetto politico che punta a ridefinire l'ordine geopolitico mondiale secondo una nuova logica di potenza, scavalcando le mediazioni diplomatiche e le forme multilaterali. Trump non sarebbe allora un imprevedibile outsider - come magari nel 2016 - ma il sintomo maturo di una trasformazione strutturale dell'ordine politico occidentale: dagli attacchi alla stampa al rifiuto di ogni mediazione istituzionale, fino alla normalizzazione di pratiche apertamente autoritarie, il femonemo trumpiano non appare dunque come eccezione ma come forma estrema di ciò che è già diventato norma. Trump non è allora una frattura rispetto all'ordine liberale, ne è piuttosto la radicalizzazione grottesca: libertà come obbedienza volontaria, eccesso come autenticità, violenza come diritto. Perché liberalismo e fascismo funzionano assieme, sono le due facce della stessa medaglia, e l'autoritarismo di Trump è anche il sogno di consentire al mercato di funzionare liberamente nella sua forma più distruttiva, nel più brutale perseguimento del profitto e nel discredito per ogni moderazione etica.

Trump è un leader iperpresente, la cui autorità si fonda sulla volontà, e che disprezza apertamente la cultura, ed è proprio questo teatro ribelle, antisistema, a costituire per molti il punto principale d'identificazione. Ecco perché gli insulti seriali di Trump e le sue menzogne plateali, per non parlare del fatto che sia un criminale condannato, funzionano a suo favore: il suo trionfo ideologico sta nel fatto che i suoi seguaci vivono la propria obbedienza come una forma di resistenza sovversiva. Si può sostenere un leader fascista in ascesa con un atteggiamento di totale obbedienza e sentendosi allo stesso tempo radicali.
Trump non prova nemmeno a mascherare le contraddizioni o i continui cambiamenti di posizione: giorno dopo giorno, dice di getto ciò che gli passa per la mente come risultato della sua pienamente consapevole assunzione del ruolo di Maestro al di là della legge e della logica, un maestro che afferma il proprio potere cambiando continuamente ciò che sostiene. L'opacità assoluta di questi atti rende la sua autorità assoluta.
Lo stile della performance pubblica
di Trump - dire qualunque cosa gli passi per la testa, insultare, infrangere ogni regola di buona educazione - non ha nulla di liberatorio, ma serve solo a rafforzare l'oppressione e la mistificazione sociale: le vere questioni politiche, economiche e ideologiche sono più invisibili che mai. Il problema non è che Trump sia un clown, il problema è che dietro le sue provocazioni c'è un programma, c'è un metodo nella sua follia. Le sue oscenità sono parte di una strategia populista per vendere questo programma fatto di tagli alle tasse per i ricchi, meno sanità e protezioni per i lavoratori ecc
Trump promette libertà, deregolamentazione, più, ovviamente, l'assenza di libertà per chiunque critichi la sua politica, stabilendo ciò che si può definire totalitarismo liberale. Proprio perché il limite istituzionale della nostra libertà è la forma stessa della nostra libertà, conta come questo limite è strutturato, qual è la forma concreta di questo limite. L'inganno di chi detiene il potere consiste nel presentare la propria forma di questo limite come la forma della libertà in quanto tale, così che ogni lotta contro di loro appaia come una lotta contro la società libera in quanto tale. Trump presenta la sua forma di libertà come la forma della libertà in quanto tale, così che qualsiasi critica possa essere rappresentata come un attacco alla libertà stessa, ed egli avrebbe pertanto pieno diritto di difenderla da questi attacchi con ogni mezzo necessario, inclusi il licenziamento dei dissidenti, la loro esclusione dallo spazio pubblico o persino il loro arresto. La libertà trumpiana richiede così un intervento statale ancora più forte di quello invocato dalla cancel culture - di cui i trumpiani sono grandi oppositori -, finendo per fare esattamente la stessa cosa, in modo molto più brutale.

Il regno di Trump non rischia di portare a eventi catastrofici, ma - peggio - il rischio è che la vita continui passando però attraverso una serie di misure che minerà il patto sociale liberal-democratico trasformando il tessuto profondo che tiene insieme ciò che Hegel chiamava Sittlichkeit e Lacan il "Grande Altro": l'insieme non scritto di costumi e regole riguardanti cortesia, verità, solidarietà sociale, diritti delle donne ecc. Questo nuovo mondo apparirà come la normalità, e in questo senso il regno di Trump potrebbe davvero segnare la fine del mondo, di ciò che di più prezioso la nostra civiltà aveva costruito - e questo nuovo mondo sarà multipolare, nel senso che un pugno di Stati forti definiranno ciascuno la propria sfera di influenza e limiteranno la sovranità dei vicini più piccoli: una realtà che ricorda in modo inquietante 1984 di George OrwellIl discorso trumpiano rappresenta dunque una minaccia per la sostanza stessa della nostra vita sociale, contribuendo direttamente alla disintegrazione sociale. La mancanza di buone maniere esclude semplicemente l'altro dalla comunicazione.

Che fare? Secondo il filosofo sloveno, per quanto riguarda l'Europa, essa dovrà (ri)definirsi chiaramente - e qui già sorgono problemi con gli Stati e le forze populiste contrarie all'Europa unita e alla sua eredità emancipatrice. Di questa ridefinizione fanno parte anche l'autonomia militare e la riformulazione della sua politica economica in direzione di un maggior coordinamento e della pianificazione su ampia scala.
Per quanto riguarda la sinistra, il populismo trumpiano è una reazione allo Stato sociale liberal-democratico che si è avviato verso la propria autodistruzione (oltre che verso l'impotenza) nel momento in cui ha concentrato la propria attenzione sulle politiche identitarie: la pseudo-lotta di classe trumpiana è il ritorno del rimosso della sinistra liberal incentrata sulle identità. Il compito è dunque raccogliere gli obiettivi generali dalla sinistra, senza il suo spirito censorio e rancoroso, e dal populismo trumpiano, invece, la volontà irriverente di cambiamento, perché comunque solo attraverso un diverso investimento passionale può emergere qualcosa di nuovo.

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